Oscurità o Luce?

Della Bellezza dell’Oscurità e della Dolcezza della Luce.

Abito a Torino da pochi anni e frequento Porta Palazzo assiduamente da due. La città romana con il suo mercato come cuore sono la mia casa. Ho vissuto in molti Paesi e in molte città e qui mi sento bene. A Porta Palazzo ci sono angoli che mi fanno sentire nell’Europa dell’Est e altri che hanno un sapore africano e che aprono altri spazi della memoria. Alcuni luoghi di questo territorio catturano la mia attenzione. Nel mercato e sul mercato amerei lavorarci, ma certo non da sola. Non faccio incontri risolutivi sino alla call del Mercato dei Poeti. Ci penso… certo al banco sarei sola e senza prodotti o proposte allettanti. C’è una sola cosa che potrei fare: offrire ciò che ho attraversato negli ultimi anni e che il mio corpo conosce o comprende o che è disposto a rischiare. Ho volato per più di metà vita sulla luce e ho dovuto attraversare l’oscurità. Capita vero? … “tutto ha sotto il cielo una sua ora, un tempo suo.” Come artista ho lavorato sul libro biblico del Qoelet, un testo-pretesto per me, un modo come un altro per parlare di vita e di morte e del senso di “questo tempo” che ci è dato passare sul nostro pianeta. In questo viaggio ho compreso alcune cose e non ne ho capite altre. Decido che la mia performance si chiamerà The Giving Book. Sì, desidero provare fisicamente come ci si sente a donare parole e pensieri così grandi, tanto più in uno spazio aperto e in un territorio come un mercato. In ebraico devarim è la parola che si fa cosa e così mi butto nella follia di preparare scatole che potranno contenere le parole che desidero donare e che saranno la mia merce sul banco. I frammenti di Vento, Acqua, Polvere e Spirito saranno i miei mantra, le parole con cui donare il flusso inarrestabile della vita e li metterò al centro. I frammenti di Luce e di Oscurità li terrò a lato, perché nascono dalla vita stessa e sono contenuti nel tutto. Quello che farò con i miei prodotti è un punto interrogativo, un percorso ad alto rischio perché sconosciuto. Potrei parlare, potrei danzare, potrei chiacchierare, potrei cantare. Preparo delle tracce e le lascio depositare. Quando il mercato si apre, non ho più tempo per pensare. Mi dimentico persino di mettere sul banco il mio nome e il titolo della performance. C’è troppa gente e troppi giovani che già affollano il banco e che aspettano. Sì, ma che cosa stanno aspettando? Che cosa stanno cercando? E sì, perché la sorpresa è grande. Dico e agisco gli elementi che ho preparato: soffia il vento, fluiscono i fiumi, sorge e tramonta il sole e l’esistenza che si ripete nella continuità inarrestabile degli elementi. Ma non posso non parlare di polvere e di vento e del tutto che ritorna a un luogo uno: “vuoto immenso, dice Qoelet, immenso vuoto, tutto è vuoto.” E così, scusandomi difronte a tutti quegli sguardi di giovanissimi, lo dico e dico anche che mi dispiace doverlo dire: “Nessun potere ha l’uomo sopra il vento, non può fermare il vento e nessuno può niente sul giorno della propria morte.” E ora? Cosa dico? Cosa faccio? Anche perché proprio ora, loro, i giovanissimi, non se ne vanno. Mi guardano con sguardi che per me sono un grande regalo. Non sono tristi, non sono turbati, ma aspettano. Beh, facile no? Per fortuna sul banco ho la scatola della Luce: “C’è una dolcezza nella luce e fa beati gli occhi vedere il sole.” Per fortuna ho il sole e dal sole passo alle stelle. Mi invento le tre S: Sole, Stelle, Speranza. Sì, perché Qoelet è un grande inno alla bellezza della vita, un incoraggiamento ad attraversare con pienezza ogni momento, ogni suo punto. Ma in Qoelet l’Immenso Vuoto è un grande protagonista. Così mi faccio aiutare da Doctorow: “E se i neutrini… fossero le anime dei defunti?” O anche da Billie Eilish, la nuova pop-star degli adolescenti: “Where do we go, when we all fall asleep?” Gli sguardi che mi stanno intorno si addolciscono e mi ringraziano, ma era proprio del vento che si ferma che volevano ascoltare. Incredibile vero? Io desidero lasciare parole e immagini che viaggino nei loro sogni e così mi aiutano gli Oasis: “Maybe I just wanna fly, want to live and don’t wanna die… you and I are gonna live forever.” A tutti gli sguardi e alle anime che si sono fermate: GRAZIE. Ho dato, ma ho molto ricevuto e ho compreso che c’è un tempo per ogni cosa sotto il cielo e che anche donare e ricevere fanno parte di questo ciclo inarrestabile. Ma ho anche compreso che ogni parola offre un’immagine unica e irripetibile, perché come dice Qoelet: “quel che ho trovato, io solitario guardo.”

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